Shireen, uccisa a sangue freddo

Roma, 11 mag. (Adnkronos)
(Spi/Adnkronos)
“Una giornalista vera, che amava il suo lavoro, che indagava i fatti sul posto, non una ruffiana”. Così Samir Al Qaryouti, giornalista di origine palestinese corrispondente da Roma di France 24, definisce in un’intervista all’Adnkronos Shireen Abu Aqleh, giornalista di Al-Jazeera rimasta uccisa durante un blitz delle forze israeliane a Jenin, in Cisgiordania.
“Conoscevo Shireen, anni fa era passata da Roma – ricorda Al Qaryouti, che a sua volta collabora con Al-Jazeera – Era contenta perché era cristiana, la sua famiglia è originaria di Betlemme, e tutt’ora insegnava giornalismo e stava conseguendo un’altra laurea sui nuovi media”.
Shireen, prosegue Al Qaryouti, parlava ebraico, arabo e inglese e da sempre “raccontava le vicende drammatiche del popolo palestinese”. E’ stata vittima di un’ “esecuzione a sangue freddo ordinata dal governo israeliano. Una pallottola l’ha colpita al collo”, denuncia il giornalista, secondo cui “non è la prima palestinese che muore perché gli israeliani impediscono alle ambulanze di prestare soccorso e questo Al Jazeera l’ha trasmesso puntualmente”.
Israele, sostiene, “deve essere denunciato di fronte ai tribunali internazionali” per quello che ha fatto a due giorni dall’anniversario della Nakba, la ‘Catastrofe’ che nel 1948 portò all’esilio forzato di centinaia di migliaia di palestinesi. Ma il suo giudizio non è tenero neanche nei confronti della leadership dell’Anp: “Abu Mazen (Mahmoud Abbas, ndr) non ha fatto una dichiarazione per la morte di una figlia della Palestina, non ha spina dorsale” e intanto gli israeliani “stanno uccidendo il popolo” palestinese che tuttavia “non abbassa la testa e non cede”, a partire dalla questione di Gerusalemme.
“Sono amareggiato per la morte di una donna poco più grande di mia figlia – conclude – Ora voglio vedere i media italiani, che sono schierati con Israele, come riporteranno la notizia”.

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